Mulo

Etimologia dal latino mūlus
Padre Equus asinus
Madre Equus caballus
Presente in natura No
Longevità 20-30 anni
Impiego trasporto di carichi pesanti

 

Riproduzione

Fecondità femmine raramente fertili con cavalli o asini

 

Distribuzione e habitat

Già nell'antichità il mulo era allevato in Illiria. Fino a pochi decenni fa il mulo era assai diffuso sia nel Mediterraneo sia in Africa, Asia, Palestina e nelle Americhe. I muli francesi godevano un tempo di grande fama. Le quattro zone tipiche di produzione di muli in Francia sono:

Poitou, da dove provengono muli di grossa taglia, assai pesanti e muscolosi;
Cévennes (Massiccio Centrale), da cui provengono muli medio-grandi adatti per la soma e per la montagna;
i Pirenei, dove viene impiegato l'asino catalano per la produzione;
il Delfinato, dove vengono prodotti muli di buona taglia, di conformazione raccolta, robusti e molto vigorosi.

Fino agli anni quaranta era fiorentissima la produzione mulina anche in Puglia: incrociando cavalle murgesi con asini di Martina Franca si ottenevano i famosi muli martinesi, ideali per l'artiglieria e la fanteria alpina.

Descrizione

Le ragioni della sua diffusione erano costituzione assai forte e robusta, rusticità, resistenza alle malattie, adattabilità ad ambienti sfavorevoli e sobrietà. Infatti, il mulo trae vantaggio da una regola genetica chiamata vigore dell'ibrido o eterosi. Nasce grazie all' intervento dell'uomo, a cui in passato serviva la rusticità dell'asino e la forza del cavallo. In particolare, il mulo, data la conformazione delle scapole, come quelle dell'asino, può trasportare grandi pesi direttamente sulla groppa. Questa caratteristica ne ha permesso l'uso da soma, specialmente in montagna. I muli sono considerati più intelligenti e riflessivi dei cavalli. L'aspetto esteriore varia a seconda delle razze asinine e cavalline tra loro incrociate; a grandi linee, tuttavia, si può dire che il mulo rispetto all'asino ha dimensioni maggiori, mentre rispetto al cavallo ha testa e zampe in proporzione più grandi e massicce, mentre le orecchie sono più allungate. Le orbite oculari sono tipicamente asinine ovvero di colore chiaro. L'incollatura è corta, la criniera piuttosto scarsa e il ciuffo del tutto assente. Il mantello è spesso uguale a quello della madre (cavalla). In media un mulo vive fino ai 35/40 anni. I muli nell'esercito venivano suddivisi in classi differenziate a seconda delle caratteristiche dei soggetti: altezza al garrese, forza fisica, resistenza; I muli di prima classe erano i più grandi e robusti e venivano utilizzati dall'artiglieria per il trasporto di armi e munizioni, in particolare per il trasporto del mortaio da 120, che si compone di 3 pezzi: piastra, affusto e bocca da fuoco. Questo mortaio necessitava di almeno tre alpini per essere trasportato "manualmente".
Quelli di seconda e terza classe erano, invece, più piccoli e meno resistenti e venivano usati dalla fanteria alpina per il trasporto di tende, munizioni e approvvigionamenti; in casi estremi, il mulo diventava esso stesso una fonte di cibo.

Riproduzione

I muli maschi sono sempre sterili. Tuttavia la sterilità non impedisce ai maschi di avere degli istinti di accoppiamento, perciò il puledro mulo viene castrato, dopo il compimento dell'anno e mezzo. Le femmine, invece, possono essere occasionalmente fertili se accoppiate a cavalli o asini. Dal 1527 sono stati documentati oltre 60 casi di mule che hanno concepito e partorito soggetti vivi e vitali.

Utilizzo

Con la riforma del Corpo degli Alpini, gli ultimi muli sono stati venduti all'asta nel 1993. Ormai è scarso il suo utilizzo in montagna per esigenze agricole e silvestri. Attualmente alcuni esemplari sono usati in ippoterapia e, a tale scopo, si cerca di rivalutare i muli con progetti ad hoc.

L'ultimo mulo ancora in vita

Uno solo dei muli utilizzati dal Corpo degli Alpini è ancora in vita, il suo nome è Iroso, aveva 38 anni nel 2017 (classe 1979) ed era in forza al 7º Reggimento alpini. Nel 1993 è stato acquistato all'asta da un ex Alpino che lo accudisce tuttora. L'ultima apparizione pubblica registrata è alla 90ª edizione della Adunata nazionale degli alpini tenutasi a Treviso il 12, 13 e 14 Maggio 2017.

Il mulo e il Cinema

Parlando di mulo in campo cinematografico, vengono subito in mente i film americani (ben sette), degli anni '50, che hanno come protagonista Francis, il mulo parlante. Ma, a parte questo, è innegabile che il mulo è considerato il "cugino povero" del cavallo. Durante la conquista del West, i pionieri li utilizzavano entrambi, ma nei film Western, il protagonista di turno arriva quasi sempre su un bel cavallo. Qui alcuni film da ricordare: "Balla coi lupi" (1990), dove l'ufficiale deve raggiungere un avamposto di frontiera, seguendo un "doppio-carro rifornimenti" trainato da ben sei muli. Nel film "Geronimo" (1993), è singolare il fatto che il Generale Crook (interpretato da Gene Hackman) guidi la carica dei suoi uomini, cavalcando un mulo. Un altro Western, questa volta italiano, "Per un pugno di dollari" (1964): il pistolero solitario entra in paese cavalcando un mulo, fatto che genera l'ilarità di alcuni bulli; da qui poi, la situazione degenera in sparatoria.Il mulo compare al fianco degli Alpini nei pochi film sulla 1ª Guerra Mondiale. Uno tra questi, è Addio alle armi. Anche se, all'epoca, fu un fias co commerciale, l'evento bellico di sfondo è molto ben rappresentato: vedi la colonna "interminabile" di Alpini e muli someggiati che si recano al fronte.